00 12/09/2011 15:54
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Paolo


..(ASCA) - Roma, 12 set - I ricercatori dell'Istituto Telethon

Dulbecco hanno dimostrato per la prima volta al mondo

l'efficacia di una terapia molecolare per la distrofia

facio-scapolo-omerale. A spiegarlo sulla rivista scientifica

Molecular Therapy* e' Davide Gabellini, ricercatore che

lavora all'Istituto San Raffaele di Milano.

Questa patologia colpisce i muscoli di faccia, spalle e

braccia, in qualche caso anche quelli delle gambe. I primi

sintomi sono in genere difficolta' a compiere semplici

movimenti del volto come sorridere, fischiare o chiudere gli

occhi, ma spesso e' la debolezza dei muscoli della scapola a

suonare come un campanello di allarme.

''Per quanto sia tra le principali forme di distrofia

muscolare, questa malattia rimane per certi versi ancora un

mistero'', spiega Gabellini.

''Il difetto genetico responsabile - prosegue il

ricercatore - e' stato localizzato all'estremita' del

cromosoma 4, in una regione che non contiene geni ma una

serie di sequenze ripetute. A provocare la malattia e' una

riduzione di queste 'ripetizioni', che porta a un aumento

dell'attivita' di alcuni geni. A questo proposito non c'e'

ancora accordo completo tra gli scienziati: al momento i

candidati principali si chiamano Frg1 e Dux4. Con meccanismi

ancora non del tutto chiariti, un aumento della produzione

delle proteine codificate da questi geni sembra tradursi nei

sintomi muscolari tipici di questa distrofia''.

Il problema della malattia risiede nella sovrapproduzione

delle proteine e per questo Gabellini e il suo team hanno

provato a vedere se riducendo l'attivita' di questi geni si

poteva ottenere un miglioramento dei sintomi. I ricercatori

Telethon hanno sfruttato l'interferenza a Rna, una tecnica

che consiste nello ''spegnimento'' specifico dell'attivita'

di alcuni geni grazie a piccole molecole di Rna a doppio

filamento che, una volta riconosciuto il loro bersaglio, ne

bloccano l'espressione.

''Abbiamo somministrato questi Rna silenziatori - spiega

Gabellini - tramite dei virus gia' usati in terapia genica,

chiamati adeno-associati (Aav), che ci sono stati forniti

dalla nostra collaboratrice Joel Chamberlain della

Universita' di Washington, a Seattle''.

''Una volta raggiunte le fibre muscolari, queste molecole

hanno dimostrato di ridurre significativamente l'attivita'

del gene FRG1. Questo si e' tradotto in un netto

miglioramento dei sintomi stabile nel tempo, senza alcun

effetto tossico: e' la prima volta - rileva Gabellini - che

si ottiene un risultato del genere per la

distrofia-facio-scapolo-omerale''.

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